Metaverso: cos’è, come funziona e come entrarci

Nell’ultimo anno tutti ne parlano, tutti lo vogliono. Facebook, in particolare, sta spingendo il suo progetto di Metaverse, la “piattaforma informatica del futuro” per la cui creazione ha intenzione di assumere oltre 10.000 dipendenti in Europa.

Ma la società di Mark Zuckerberg non è l’unica compagnia tecnologica che sta esplorando le potenzialità del metaverso. Anche Fortnite, Microsoft, Nvidia, Roblox stanno delineando la propria visione di metaverso, e tanti altri brand della moda sono pronti ad entrare in questo nuovo mondo.

Proverò a spiegarmi in modo semplice qui di seguito.

Cos’è il Metaverso?

Invece di osservare Internet tramite uno schermo, dello smartphone o del computer, vivremo direttamente al suo interno, sfruttando i visori per la realtà virtuale e utilizzando braccialetti dotati di sensori per interagire fisicamente con l’ambiente virtuale e gli oggetti che si trovano al suo interno. Proprio Facebook, d’altra parte, è una delle principali società che sta puntando sul metaverso del futuro, investendo in questo progetto 50 milioni di dollari nei prossimi due anni e puntando così grazie alla leadership nel mondo della realtà virtuale garantita dall’acquisizione di Oculus, a superare quelli che lo stesso Zuckerberg considera i limiti dei social network.

Nel metaverso potremo fare esperienza di un senso della presenza che renderà le nostre interazioni molto più naturali e ricche.

Uno dei primi problemi che le varie società dovranno affrontare riguarda l’impossibilità di creare il metaverso, al posto del quale potrebbe esserci tanti metaversi di proprietà di aziende concorrenti. Oltre al Metaverso di Facebook, ci sono infatti i mondi virtuali di Core (Manticore Games), Roblox, Mesh di Microsoft e chissà quante startup intenzionate ad approfittare di questa grande prateria digitale ancora tutta da conquistare. Il rischio, in questo modo, è di ricreare le dinamiche chiuse dei social network, ma con un impatto ancora superiore: se oggi possiamo essere presenti su Facebook, Twitter e Instagram contemporaneamente, il metaverso che sceglieremo si integrerà a tal punto con la nostra vita quotidiana da rendere praticamente impossibile frequentarne più di uno contemporaneamente. Vorremo davvero trascorrere la nostra quotidianità in un limitato walled garden, un giardino recintato da cui sono tagliate fuori tutte le esperienze che non sono state appositamente sviluppate?

È un potenziale ostacolo di cui tutti sembrano essere consapevoli. Ne ha parlato lo stesso Zuckerberg, segnalando come sarà indispensabile creare un unico metaverso all’interno del quale tutte le società che vogliono farne parte possono operare; un po’ come nessuno è proprietario del Web, ma i vari browser concorrenti sono in grado di navigare ovunque. Che cosa spingerà tutte queste aziende rivali ad accordarsi tra loro per rendere i mondi virtuali interoperabili e decentralizzati?

.“Penso che la forza che trasformerà il metaverso in un’unica piattaforma aperta sarà la volontà di partecipazione di tutti i marchi”, ha spiegato al Washington Post il Ceo di Epic Games, Tim Sweeney

Quando si parla di decentralizzazione, però, il pensiero salta subito alla blockchain: la tecnologia alla base dei bitcoin che proprio su questo concetto basa se stessa. Se l’obiettivo è creare multiversi interoperabili anche a livello commerciale, la blockchain è probabilmente la tecnologia più adatta, perché permette, per esempio, di custodire su un registro decentralizzato le caratteristiche del nostro avatar e i nostri beni digitali (automobili, vestiti, proprietà immobiliari, opere d’arte digitali), utilizzandoli in qualunque mondo virtuale decidiamo di frequentare.

Il metaverso, quindi, è al momento un’idea che possiamo già osservare in stadio embrionale grazie ai mondi virtuali di Fornite e gli altri, ma che per svilupparsi davvero deve prima affrontare numerose incognite, ostacoli e visioni concorrenti. L’unica certezza è che la futura incarnazione di Internet, che ci farà superare il Web 2.0 basato sui social network, sarà caratterizzata da interazioni sempre più complesse con l’ambiente digitale e con le persone che lo popolano. E forse farà diventare realtà quanto immaginato da Neal Stephenson quasi 30 anni fa.

Let’s Work Together

RACCONTAMI DEL TUO PROGETTO!